lunedì 12 gennaio 2009

Il Maiale della marcigliana - parte 1

Avete mai provato a recuperare un maiale rinselvatichito? Io l’ho fatto e ve lo racconto perché ne vale la pena.

Verso l'ora di pranzo di domenica 21 dicembre mi chiama Sabrina per un recupero.
Mi dice che, dalla sommaria descrizione dei guardaparco della Marcigliana, sembra si tratti di un ibrido di maiale e siccome nel parco non ci sono né cinghiali, né maiali o relativi ibridi, i guardaparco sanno di non poterlo lasciare libero lì. Sono comunque preoccupati per destinazione e salute dell'animale che è ferito e rintanato tra i rovi di un cespuglio.
Oltre a corde e bende dovrei portarmi un trasportino per cani. Forse ne ho uno per gatti, le dico, ma tanto non lo trovo, per cui niente. Arrivo lì (senza aver pranzato) e mi trovo di fronte un animale più grande di quanto avessi immaginato.
Anche avendolo avuto il trasportino sarebbe stato inutilizzabile. Era sdraiato e nascosto tra i rovi con la coda insanguinata poiché era stato attaccato da alcuni cani. Insieme ai due guardaparco iniziamo a tagliare i rovi. Mi dice uno dei guardaparco che l'animale era lì già da un po' di tempo, stanco ed impaurito.
Finito di togliere i rami più fastidiosi facciamo un cappio con una corda per cercare di prendere l’ibrido per il muso, ma avvicinato il cappio salta su in piedi ed inizia a correre via verso la strada del parco. Nonostante l'evidente ferita e lo spavento, il maiale o quello che è, sembra reggersi molto bene sulle sue corte zampe. Ci toccherà inseguirlo sudando non poco!

Nella corsa raggiunge un circolo sportivo e noi cerchiamo di non farlo entrare tra i campi da tennis ed il bar per non spaventare le persone. Uno dei guardaparco improvvisa una gabbia con dei pianali di legno; in effetti l’animale entra ma esce tranquillamente dalla parte opposta buttando giù una parete.
Nonostante i nostri sforzi entra nel circolo sportivo (abbiamo un po' di timore di essere caricati per cui gli sbarriamo la strada finché non arriva a mezzo metro da noi, poi lo lasciamo passare… che è meglio). La gente del circolo, tra lo spaventato ed il divertito, guarda noi che rincorriamo il maiale cercando inutilmente di prenderlo al lazo. Qualcuno fotografa o filma la scena. Per fortuna il maiale è più spaventato di noi e pensa solo a scappare.
Proviamo a costringerlo in un angolo usando un telo verde ma riesce a saltare pure quello. Inizia una serie di entra ed esci dal circolo inseguendo il maiale. Intanto si è aggiunta una quarta persona a darci una mano. Decidiamo allora di spingere il maiale verso uno dei campetti da tennis esterno al circolo. Circondato da quattro persone cammina piano piano verso il campetto e con un po' di pazienza entra dentro. Almeno ora è rinchiuso in uno spazio circoscritto. Prendiamo fiato e decidiamo il da farsi. Idea! Smontiamo la rete da tennis e la tiriamo addosso al maiale per immobilizzarlo! In tre reggiamo la rete e stringiamo più volte all'angolo il maiale che però riesce a sgattaiolare di lato o a saltare la rete. Mai avrei pensato che una specie di barile con le zampe potesse essere così agile.
Intanto il quarto uomo prende un grosso secchio nero e ci segue con questo. Al quinto tentativo, con un pizzico di risolutezza in più, lanciamo nuovamente la rete sul maiale e… tutti noi ci buttiamo sopra la bestia, mentre l'uomo con il secchio copre la testa dell'animale. Ce l'abbiamo fatta! Il maiale è sotto di noi intrappolato per metà nella rete, per l’altra nel secchio nero e urla ... come un maiale.

E' terrorizzato ma lo facciamo per il suo bene. Lo leghiamo saldamente. E' immobilizzato.
Ora dobbiamo trasportarlo in macchina ma l'animale peserà almeno 50-60 kg ad occhio. Mentre io vado a riprendere l’auto per avvicinarla il più possibile, i guardaparco infilano un palo tra le zampe del maiale e lo trasportano così, come fosse pronto per il barbecue, fino alla macchina. Lo assicuriamo ai montanti laterali e della ruota di scorta con i capi sporgenti delle corde e, finalmente, dopo più di due ore posso partire con il maiale ormai in sicurezza verso il centro recupero della Lipu.

Qui vi trovo tre ragazzi che non si aspettavano certo un animale così grosso, rumoroso e pieno di energie. Ma se noi l’abbiamo preso da sveglio, loro lo potranno curare da legato e previa anestesia! Con un ultimo sforzo e aiutato dagli addetti Lipu trascino la povera bestiola nei locali del centro.

Ho compiuto il mio dovere di recuperatore ARF e posso tornarmene a casa stanco, con un po' di mal di schiena ma soddisfatto.

Valerio Viglioglia

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